Nel blog online “Il vento dell’est” del giornale “L’Espresso”, Nicolai Lilin il 29 luglio ha scritto un post “Sorseggiando lacrime”, il quale i giornalisti ucraini in Italia reputa come inappropriato e quello che suscita l’odio verso il popolo ucraino.
Il linguaggio che utilizza il sig. Lilin contiene sgarbatezze e offese sia verso il popolo ucraino in generale (“golpisti di Kiev”, “falangi estremiste”, “esaltati violenti al soldo degli oligarchi pro-occidentali”, “andato oltre qualsiasi limite di comprensione umana”), sia verso la Guardia Nazionale Ucraina (“esaltati e confusi pseudo-neonazisti, decerebrati ultras di calcio e delinquenti giunti in Ucraina dai paesi dove erano impegnati in racket, furti di automobili, traffici illeciti, omicidi a pagamento e sfruttamento della prostituzione”). Inoltre, si legge in modo schierato un insulto verso il senso del patriottismo ucraino che vuole difendere l’incolumità del proprio paese (“lobotomizzati dalla propaganda che credono di combattere per la Patria”).
Queste dichiarazioni denigrano, in modo intenzionale, l’immagine del nostro popolo in Italia e nel mondo ed hanno lo solo scopo di polarizzare ed estremizzare ancora di più le esistenti posizioni radicali tra i pro-ucraini e i pro-russi. Reputiamo che queste sono dichiarazioni disfunzionali e pericolose, in quanto vanno a toccare uno delle emozioni umane più pericolose, quella dell’odio, senza aggiungere i fatti e le prove concrete che possono “svegliare” la coscienza e il pensiero critico.
Il recente conflitto sul territorio ucraino è senz’altro un’esperienza amara per tutto il nostro paese. Per più di 23 anni abbiamo vissuto in un mondo di interazioni e scambi tra l’est e l’ovest, il nord e il sud; derubati e presi in giro dal sistema politico “cleptocratico” e amorale; uniti da un unico destino spietato. Nella mentalità ucraina il “locus of control” è sempre stato esterno e si è sempre scelto di sopportare fino in fondo le ingiustizie del sistema, un risultato del pluriennale tentativo del sistema sovietico di eliminare qualsiasi forma di pensiero e iniziativa.
Le proteste che sono iniziate nell’ottobre del 2013 sono state un segnale della presa di coscienza da parte del popolo ucraino, il quale ha finalmente realizzato il suo ruolo proattivo nella costruzione del futuro del proprio paese. I duri mesi di proteste e combattimenti hanno portato a molteplici scontri delle idee, numerose vite perse e tante sofferenze che a lungo rimarranno nella memoria storica. Vale la pena sottolineare che il governo temporaneo ucraino, definito dal sig. Lilin “golpista”, sul piano legale è riconosciuto costituzionale. Dopo la fuga dell’ex Presidente Yanukovich in Russia, il suo partito (Partito delle Regioni) ha votato per sollevarlo dall’incarico del presidente e creare il nuovo Gabinetto dei Ministri. Il parlamento, che ha creato una nuova coalizione nominata “Scelta Europea”, con 371 voti (82%) ha quindi nominato in modo democratico il nuovo e legittimo Gabinetto dei Ministri. Possiamo senz’altro dubitare delle qualità dei ministri, ma non della legittimità del governo.
Per quanto riguarda l’errato stereotipo del nazionalismo estremo tra gli ucraini, basta consultare i risultati delle recenti elezioni del presidente a maggio del 2014, per notare che i partiti di estrema destra hanno ottenuto meno del 2% di appoggio da parte del popolo (partito “Svoboda” – 1,16%, partito “Pravyi sektor” – 0,7%).
Inoltre, le accuse del sig. Lilin in merito all’esercito ucraino che spara sui propri civili non hanno nessun fondamenta. L’autore, che non ha mai personalmente visitato le zone di conflitto e intervistato le persone locali, si attiene a quanto scritto nelle fonti di dubbia provenienza. In assenza di prove concrete, le dichiarazioni del sig. Lilin in merito alla presunta colpa dei militari ucraini nella morte dei loro cittadini possono solo essere definite come “diffamazione”.
Sussistano, però, delle prove concrete del coinvolgimento dell’esercito russo nel conflitto ucraino. Ad esempio, il Servizio della Sicurezza Ucraina ha reso pubbliche alcune intercettazioni dei leader della Repubblica Popolare che ricevono soldi e ordini da parte dei militari russi (vedi linkhttps://www.youtube.com/watch?v=91FXoW9-jFg). Un’altra intercettazione descrive il report dei separatisti in cui confessano di aver ammazzato 1 bambino e ferito 10 persone civili (vedi linkhttp://podrobnosti.ua/upload/news/2014/07/29/986816_4.mp4).
Per quello che concerne i commenti pieni di odio da parte dei nostri connazionali, di cui il sig. Lilin parla nel suo post (“ecco, ora non potrete sbandierare il tricolore russo”, “due filo russe di meno”, “se la sono cercata”), dichiariamo di disapprovare tali comportamenti e li riconosciamo come crudeli e disumani, che vanno assolutamente sradicati, anche attraverso la leva di pressione sociale.
Vogliamo segnalare però che quando abbiamo provato a cercare un dialogo con il sig. Lilin, abbiamo ricevuto solo blocchi ed eliminazione dei nostri messaggi nonostante fossero scritti nei toni pacati. Come riconosce l’autore stesso nella sua pagina Facebook, “chiunque sostiene il regime di Kiev, non merita un dibattito”. A nostro avviso, questa posizione di cecità e pensiero unilaterale maschera un pericolo di annientamento della pluralità dei pensieri che sta alla base di un sistema democratico.
Iryna Prus, dottoranda di ricerca dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca
Marianna Soronevych, caporedatrice di “Gazeta Ukrainska”
Olesya Olendiy, scritrice e giornalista“Bulba News”
Katya Nesterenko, inviata del canale TV “1+1”
Maria Hayday, scrittrice, giornalista freelands