Gli ucraini a sanremo sostengono gli connazionale che protestano contro il governo in Patria.
Sono molto preoccupate per quanto sta succedendo a Kiev e nelle altre città ucraine in queste ore dopo che il Presidente Yanukovich, cedendo alle pressioni del potente vicino russo Vladimir Putin, a Vilnius non ha ratificato l’accordo di cooperazione economica con l’Unione europea, cosa che hanno fatto invece Georgia e Moldavia, causando una vasta ondata di proteste anti- governative in tutta l’Ucraina che hanno visto scendere in piazza migliaia di giovani e che sono state duramente represse dalla polizia in assetto anti- sommossa. Nella sola notte tra Domenica e Lunedì sul Maidan, la Piazza principale, della capitale Kiev più di centocinquanta giovani, e tra di essi si contano quaranta giornalisti, sono rimasti feriti o contusi a causa della brutale repressione poliziesca.
Sono le tante immigrate ucraine che vivono e lavorano a Sanremo e dintorni. Come noto l’immigrazione dall’ex Repubblica sovietica è caratterizzata da una presenza nettamente predominante di marca femminile: tante sono le badanti, altre le collaboratrici familiari, altre ancora fanno le bariste. Alcune, poi, sono sposate, generalmente in seconde nozze, con italiani. Non tante tra di loro sono favorevoli a Yulia Tymoshenko, la “pasionaria” filo- occidentale oggi in carcere, ma sicuramente tutte, però, sono accomunate da un’unica ambascia: il destino della loro Patria e delle loro famiglie. In Ucraina hanno lasciato figli, genitori, mariti. Ne abbiamo incontrate alcune nei luoghi dove abitualmente si ritrovano: ai discount cittadini mentre fanno la spesa o ai Giardini Medaglie d’Oro alla Domenica pomeriggio quando sono libere dal lavoro. Tutte ci hanno confermato che il potere, rappresentato dal Presidente Yanukovich, manda bande di provocatori tra i manifestanti al fine di causare gravi incidenti e giustificare la repressione poliziesca.
Tutte ci hanno segnalato che gli incidenti non si svolgono solo nella capitale Kiev,sul famoso Maidan, ma anche nella altre città di questo sterminato Paese, molto più grande di Francia e Germania, come Odessa, Leopoli, Cernauti ma anche nelle più spiccatamente slave Lugansk, Cherkassy o Nikolaev.Natasha, barista da molti anni a Sanremo, per esempio ci ha detto:” In Ucraina ho un figlio di ventiquattro anni che vive in una città abbastanza grossa ma non nella capitale; come faccio a non essere preoccupata?” Forse in provincia per i manifestanti il pericolo è maggiore giacché lontano dalle telecamere delle televisioni occidentali, e quindi in assenza di testimoni, il rischio di repressioni maggiormente brutali cresce. Forse il sogno dell’opposizione ucraina di diventare il ventinovesimo Stato dell’Unione rimarrà per sempre tale ma certo è che l’Unione europea, ed anche l’Italia considerato che tra meno di un anno ne avrà la presidenza, non potrà a lungo far finta di niente di fronte al moltiplicarsi degli episodi di annientamento dei diritti umani nell’Europa slavo- russa.
Sergio Bagnoli