Fabrizio Romano, Ambasciatore italiano a Kiev in l’intervista a Gazeta Ukrainska racconta del sull’utilità sociale degli immigrati ucraini in Italia e conferma la sua volontà di contribuire a un accordi internazionale a favore di immigrati ucraini.
1. Quali sono state le dinamiche dei flussi migratori fra l’Italia e l’Ucraina negli ultimi anni?
Negli ultimi anni, direi negli ultimi 7-8 anni, la comunita’ ucraina regolarmente residente nel nostro Paese e’ piu’ che raddoppiata, passando da 90.000 residenti circa nel 2005 ad oltre 200.000, secondo l’ ultimo dato consolidato disponibile, quello del 2011.
Quella ucraina e’, quindi, tra le principali e piu’ numerose collettivita’ straniere regolarmente soggiornanti in Italia.
Si tratta di una emigrazione nata essenzialmente da motivazioni di tipo economico e sociale, in cui risulta assente il fattore politico, e che e’ riuscita nel tempo ad integrarsi perfettamente nel tessuto civile italiano.
Un’altra fondamentale caratteristica di questi flussi, che ritengo importante sottolineare, e’ la temporaneita’. Il popolo ucraino, come quello italiano d’altronde, e’ fortemente legato alla propria terra d’origine. Una parte molto consistente degli emigrati ritorna in Ucraina dopo un periodo di lavoro trascorso in Italia per ridurre i differenziali salariali, soprattutto rispetto ad alcune regioni del Paese, penso ad esempio alla parte occidentale dell’Ucraina.
Sono caratteristiche che mi fanno immediatamente pensare alle dinamiche migratorie che hanno interessato il popolo italiano, principalmente nella seconda meta’ del secolo scorso e lungo le direttrici intraeuropee e transatlantiche.
Un altro punto di contatto e vicinanza tra i nostri due popoli direi.
Negli ultimi anni si assiste tuttavia ad una importante evoluzione di cui probabilmente vedremo il compimento solo negli anni a venire. Se fino alla fine degli anni 90 o inizio 2000, l’emigrazione ucraina si aggregava principalmente attorno a specifici “nuclei” economico-sociali – la richiesta di lavoro domestico o quella di operai specializzati nei grandi distretti industriali del nord – negli ultimi anni crescono nuove tipologie di residenti e profesionalita’ che scelgono l’Italia tra le possibili destinazioni “formative”. Si tratta di studenti, ricercatori, sportivi, artisti, liberi professionisti, impenditori che stabiliscono la propria attivita’ in Italia attratti da condizioni favorevoli al business.
2. Quali sono le vostre valutazioni sull’utilità sociale degli immigrati ucraini in Italia?
Lo dicevo prima. Non ho alcuna difficolta’ ad affermare che la comunita’ ucraina in Italia sia fra le meglio integrate, sia socialmente che, direi, culturalmente e tra le piu’ produttive, pacifiche ed operose.
Se fino a qualche anno fa, l’emigrazione ucraina in Italia era principalmente femminile, stagionale, rispondeva alla forte domanda di lavoro domestico e diventava, con il tempo, un formidabile ed insostituibile fattore di crescita sociale (penso alla straordinaria azione di assistenza ai nostri anziani), oggi l’Italia diventa una destinazione privilegiata per quelle componenti della societa’ ucraina con maggiori qualificazioni professionali e culturali.
Non e’ un caso che negli ultimi anni crescano esponenzialmente in Consolato le richieste di riconoscimento di titoli di studio e di corrispondenze di alte qualifiche professionali.
Ulteriore conferma di un’emigrazione che va affinandosi, che evolve per rispondere alle domande del mercato globale.
Dico di piu’. Cresce a ritmo sostenuto il numero di cittadini italiani che trovano ogni anno impiego presso aziende create o dirette da cittadini stranieri residenti in Italia o che in Italia hanno stabilito il proprio business. Molte di queste realtà sono state create da cittadini ucraini.
3. Almeno a quanto si legge nei blog in lingua ucraina, il consolato italiano ha fama di rifiutare una grande percentuale di richieste di visto. Le risulta questo? Se si, quali motivi potrebbero spiegare questo fatto?
Non solo non mi risulta, ma i dati ufficiali smentiscono tale informazione. Il tasso di dinieghi presso la Sezione Visti a Kiev e’ in linea con la media di tutti i partners Schengen presenti in Ucraina e si aggira attorno ad un “fisiologico” 2%. E’ quindi semplicemente priva di fondamento l’affermazione che l’Ambasciata italiana sia particolarmente punitiva in materia di visti. In sostanza chi chiede il visto all’Ambasciata italiana e possiede i requisiti per ottenerlo lo ottiene senza difficolta’ e nei tempi previsti dalle norme Schengen e nazionali.
4. Ultimamente l’Ambasciata ha aperto tre centri di visti in Ucraina. Queste rappresentanze svolgeranno mai altre funzioni oltre a quella del rilascio dei visti?
Tra le misure di facilitazione che abbiamo adottato negli ultimi mesi per rendere il piu’ possibile agevole la presentazione delle domande di visto rientra l’apertura, da parte della societa’ Visa Management Service (VMS) che collabora con l’Ambasciata nella raccolta delle domande, di antenne dedicate alla raccolta della documentazione in altre importanti citta’ dell’Ucraina.
Una misura necessaria in un Paese cosi’ esteso come l’Ucraina e che infatti e’ stata accolta molto positivamente sia dall’utenza che dalle Autorità locali.
A partire dal mese di marzo 2013 sono quindi operative filiali VMS nelle citta’ di Lviv, Odessa e Donetsk e e’ allo studio la possibilità di aprire ulteriori antenne anche in altre grandi citta’, a cominciare da Kharkiv. Tali centri VMS si occupano solo di raccogliere le domande di visto di quei richiedenti che, per la distanza fisica o altri motivi, sono impossibilitati a recarsi a Kiev per presentare domanda. Naturalmente il processo di valutazione e la decisione finale, quindi il rilascio vero e proprio dei visti, restano di esclusiva competenza dell’Ufficio Visti di Kiev.
Per quanto riguarda, invece, tutti gli altri servizi consolari (atti notarili, stato civile, documentazione e certificati, anagrafe, etc) occorre sempre rivolgersi alla Cancelleria Consolare di Kiev. A tale proposito tuttavia voglio ricordare la presenza, da molti anni, di un Corrispondente Consolare a Lviv e l’imminente nomina di un Console Onorario ad Odessa. Tali figure non si occupano di visti e svolgono essenzialmente funzioni di assistenza ai cittadini italiani residenti o temporaneamente presenti in Ucraina.
5. Nonostante l’Ucraina abbia aderito al Processo di Bologna, i titoli di studi universitari ucraini non sono riconosciuti dall’Italia. Chi vuole studiare in Italia deve fare la dichiarazione del valore dei propri diplomi e studiare di nuovo negli atenei italiani. Cosa si potrebbe fare in questo senso?
Terrei distinti i due aspetti. Il Processo di Bologna e’ un percorso di riforma e progressiva convergenza dei diversi sistemi di formazione superiore nei Paesi che vi partecipano. Tale processo non riguarda strettamente il riconoscimento dei titoli di studio che, in Italia, ricade nella piena autonomia ed indipendenza che la nostra legislazione nazionale riconosce agli Atenei in materia di accesso ai corsi universitari.
6. Il sito del consolato non da informazioni dettagliate riguardo le pratiche da seguire per la dichiarazione di valore. Potrebbe descriverci la procedura esatta e in caso riportarla anche sul sito?
Le informazioni di natura consolare presenti sul sito dell’Ambasciata sono in gran parte gestite a livello centralizzato dal Ministero degli Affari Esteri. Si tratta di un importante sforzo di organizzazione e riordino di quelle informazioni relative ai servizi offerti dalla nostra rete consolare nel mondo, in precedenza fornite da ogni Ambasciata o Consolato in maniera difforme e poco razionale.
Il portale del MAE sui Servizi Consolari riesce in tal modo ad offrire una panoramica esaustiva e coerente sui principali quesiti di interesse dell’utenza.
Ad ogni modo prendiamo volentieri nota di tale specifica richiesta e provvederemo a brevissimo ad inserire in uno spazio del sito dell’Ambasciata (ad esempio nella sezione “domande frequenti”) un agevole vademecum, che stiamo predisponendo proprio in questi giorni, sulle procedure relative alle richieste di Dichiarazioni di Valore.
7. Tanti immigrati ucraini da anni aspettano la firma dell’Accordo bilaterale sulle pensioni che avrebbe dato la possibilità di accumulo degli anni lavorativi, utili per avere una pensione. Da cosa dipendono queste lungaggini? Cosa si potrebbe fare per questo?
Comprendo benissimo la legittima attesa dei tanti lavoratori ucraini di veder riconosciuto ai fini previdenziali, nel proprio Paese, il periodo di attività trascorso in Italia.
Da parte dell’Ambasciata italiana vi e’ pertanto piena disponibilità a sostenere, per quanto di propria competenza, le iniziative che in tal senso il Governo dell’Ucraina e l’Ambasciata ucraina in Italia vorranno adottare a beneficio di propri connazionali che hanno risieduto e lavorato nel nostro Paese, ivi inclusa la possibilità di concludere uno specifico Accordo bilaterale in materia di sicurezza sociale.
Marianna Soronevych