Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano l’articolo Crimean Secession and the Irrelevance of Ukraine’s Constitution tratto da Reason magazine, scritto da Jacob Sullum, opinionista per varie testate giornalistiche americane.
Domenica prossima è previsto che il popolo di Crimea voti per decidere se separarsi dall’Ucraina e diventare parte della Russia. Il presidente Obama dice che il referendum è illegittimo perché viola la Costituzione ucraina. Ma il rispetto del presidente per la Costituzione ucraina è altamente selettivo, e la rilevanza di tale documento è dubbia in ogni caso.
E’ vero che la Costituzione dell’Ucraina non consente al parlamento regionale della Crimea di tenere unilateralmente un referendum sulla secessione (anche lasciando da parte la questione se un voto libero ed equo possa avvenire mentre le forze russe controllano la penisola). Ma la Costituzione non consente nemmeno che il parlamento nazionale possa rimuovere perentoriamente il presidente dalla sua carica, come i legislatori hanno fatto il mese scorso con Viktor Yanukovich.
La Costituzione specifica una procedura di impeachment, con la nomina di una commissione d’inchiesta, un voto parlamentare di due terzi dei proponenti, i tre quarti dei voti di condanna e una verifica del caso da parte della Corte Costituzionale. I legislatori non hanno seguito tale procedura. Invece hanno dichiarato Yanukovich non in grado di svolgere le sue funzioni, una mossa autorizzata solo se l’incapacità è dovuta a «motivi di salute».
Obama, tuttavia, riconosce l’attuale regime come «il legittimo governo dell’Ucraina» e dichiara: «siamo ben oltre i giorni in cui confini possono essere ridisegnati sopra le teste dei leader democratici». Yanukovich può essere un delinquente corrotto ma è stato democraticamente eletto e la sua rimozione era incostituzionale. Ha importanza? Forse no. La Costituzione ucraina, che ha sostituito la versione sovietica, è stata essa stessa approvata dai legislatori nel 1996. Che cosa ha dato loro l’autorità di farlo?.
Se la legittimità si basa sul consenso dei governati, c’è un problema evidente con qualsiasi Costituzione approvata con il voto dei rappresentanti eletti in assenza di unanimità. Anche se assumiamo che ogni legislatore rappresenti la volontà dei suoi elettori, che sono tutti raccolti in una sola mente, una minoranza chiaramente non ha accettato di rispettare quello che d’ora in poi sarà trattata come la legge suprema.
Immaginate un club che comprende solo le persone che volontariamente vi aderiscono. Se i membri sono tutti d’accordo con le regole di base per il funzionamento del club (comprese le regole per cambiare le regole), nessun membro può ragionevolmente chiamare illegittima una decisione da parte del club, a patto che le regole siano rispettate.
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Non è così con le Costituzioni approvate da una semplice maggioranza. I legislatori che hanno votato contro l’attuale Costituzione ucraina non l’approvano, e senza dubbio molti cittadini (tra cui i russi in Crimea che preferirebbero essere parte della Russia) avrebbero votato anche loro ‘no’.
Se la maggioranza russa di Crimea approva la secessione, ovviamente essa dovrà rilevare la volontà di una minoranza, fatta anche di dissidenti russi nonché di tatari ed ucraini etnici. Ma quando Obama dice che un voto non può decidere il destino della regione perché la Costituzione ucraina lo vieta, perché la sua argomentazione dovrebbe avere un qualsiasi peso nei confronti di persone che non hanno mai acconsentito alla ratifica di tale Costituzione?.
Non fraintendetemi, tutte le Costituzioni, tra cui la nostra, come Lysander Spooner ha sottolineato, hanno simili problemi di legittimità. Possono comunque essere utili come restrizioni sul potere del governo e quali protezioni contro la tirannia della maggioranza. Ma non ha senso citare uno di questi documenti come un motivo per accettare il dominio di un particolare governo su un determinato territorio.
Obama sostiene di essere anche «a favore del principio di sovranità dello Stato», ma questo principio è poco più che deferenza allo status quo, quale rivendicazione territoriale per i regimi più brutali ed oppressivi sulla Terra. E anche se tale deferenza può aiutare a mantenere l’ordine e scoraggiare la guerra, tende a cadere nel dimenticatoio quando si rivela scomodo (ad esempio in Serbia, Iraq, Libia, Afghanistan, Pakistan e Yemen).
In questo caso, la Russia, che controllava la Crimea dal 1783 fino a quando Nikita Krusciov arbitrariamente l’ha assegnata alla Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina nel 1954, potrebbe sostenere che invertendo il trasferimento sostiene il principio della sovranità dello Stato, rispettando in più anche la democrazia e il diritto d’autodeterminazione. Tutte queste cose ci piacciono, giusto?.
(Traduzione di Luca Fusari)